La Misa Criolla - Ariel Ramirez (1964)
Sembra che l’idea nacque a seguito della conoscenza che Ariel Ramirez compositore argentino, fece di due suore tedesche durante un suo soggiorno in un convento vicino a Francoforte.
Le due suore gli raccontarono del campo di concentramento nazista che si trovava poco distante da li’ e dove, sfidando le guardie riuscivano a lasciare dei pacchi con del cibo per i deportati ebrei che erano rinchiusi fino a quando questi pacchi non vennero più ritirati e le due suore capirono che il loro "soggiorno" era finito.
Questa storia triste animò in Ariel Ramirez la voglia di scrivere per loro qualcosa di profondo di mistico di fortemente religioso. Pensando a tutto l’affetto e l’attenzione che aveva ricevuto dalle due suore, per il loro senso di misericordia e amore verso il prossimo, che andava oltre le credenze religiose di ognuno.
Passò del tempo e tornato in Argentina, ritrovò un suo amico di Santa Fe, sua città natale, Padre Antonio Osvaldo Catena, che venuto a conoscenza dell’intenzione di scrivere brani su temi religiosi, gli suggerì l’idea di comporre una messa con ritmi e forme musicali della loro terra: l’Argentina.
Padre Osvaldo Catena era il Presidente della Commissione Episcopale per il Sudamerica incaricata di realizzare la traduzione del testo latino per la messa in spagnolo, secondo i dettami del Concilio Vaticano presieduto da Paolo VI. Era un tema molto sentito a livello religioso. Fino a quel momento la messa veniva celebrata esclusivamente in latino. Gli unici brani "da messa" conosciuti erano quelli della Misa Luba africana.
La Misa Criolla, opera musicale per solista, coro ed orchestra, fu composta nel 1964, pubblicata in un album nel 1965, con le spettacolari voci del gruppo di musica popolare dei Los Fronterizos, il coro della Basilica del Socorro e da un’orchestra integrata dagli strumenti della tradizione popolare argentina. L'album vendette quasi 12.000 copie, per quegli anni qualcosa di straordinario.
L'opera, è divisa in cinque parti Kirie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei. Ripercorre, come abbiamo detto, la tradizione della liturgia classica, coniugandola con i ritmi e le sonorità latinoamericane, producendo un risultato armonioso e assolutamente originale.
Si inizia con il Kyrie, su ritmi della "vidala" e "baguala" che sono due ritmi della tradizione andina adatti a esprimere la supplica di questa litania. Il charango fa da cornice al Gloria, per risaltarne le parole di giubilo alla gloria del Signore. Con un ritmo incessante, gioioso: il "carnavalito".
Il momento più intenso quello del Credo: una "chacarera trunca", ritmo molto popolare nella zona di Santiago del Estero. Ritmo quasi ossessivo, esasperato.
Per il Sanctus, Ariel Ramirez ha utilizzato un ritmo della tradizione boliviana: "el carnaval della Cochabamba", mentre per l’Agnus Dei viene utilizzato un ritmo dello stile "pampeano".
Per concludere vorrei citare un commento da un articolo apparso sul quotidiano argentino "Clarin" del 1964 firmato da Napoleon Cabrera: "La obra es hermosa calidamente americana, y logra una sintesis entre lo silvestre y lo academico que le otorga un puesto unico en el arte argentino."
25 novembre 2011
Molto bello, brava! Ma...nessun commento? Eduardo
RispondiEliminabella questa nota informativa, aggiunge spessore all'ascolto. da mettere a disposizione del pubblico
RispondiEliminaGianna, me encantó conocer la historia de la misa que cantamos, pero qué triste el origen de la inspiración de Ariel Ramírez... ahora cuando la cante tendré que hacerlo con mayor sentimiento todavía, lo cual puede ser peligroso! Un abbraccio e grazie mille per la tua permanente disponibilitá
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